Recens. e Commenti


 ITALY, MY LOVE  (2019)
 
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Romanzo storico a dir poco bellissimo e commovente, dove una storia d'amore si consuma sullo sfondo della Seconda Guerra Mondiale.

Il libro è perfetto in tutto, dalla trama, pensata in ogni dettaglio e per nulla scontata, allo stile della scrittura, preciso, delicato e scorrevole.Un romanzo colto in cui l'autore ci fa vivere un viaggio nel passato e rivivere una pagina della nostra storia italiana, sicuramente poco conosciuta. 
La psicologia dei protagonisti è ben delineata. L'autore sa raccontare una storia davvero appassionante.
Consigliata la lettura.
Marco 

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Bellissimo libro che si legge tutto di un fiato. 
Marco
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Ho letto il tuo libro in un pomeriggio in montagna. Secondo me è il migliore. Scorrevile, prende fin dall'inizio e bella trama. Ho anche ripassato pagine di storia che avevo dimenticato. Complimenti.
Fausta

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Molto interessante.
Fausto
 
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Grazie mille !
Enrico
 
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Voglio ringraziarla per il bellissimo libro che ha scritto e che ha suscitato in me delle bellissime emozioni legate anche al fatto di aver trovato delle analogie con la storia dei miei genitori. Volevo complimentarmi con lei per la sua innata capacità di sapere entrare nella profondità dei sentimenti umani e saperli poi trascrivere. Un abbraccio, sperando di poterci incontrare presto.

Sabrina


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Italy my love mi ha appassionato a tal punto che l'ho letto tutto di un fiato. Interessante la ricostruzione di un episodio storico poco noto, ben costruito da un punto di vista narrativo e così bella sensibile e appassionante la storia di questo amore ... tra Emily e Vincenzo. Grazie di cuore.

Marina

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Ecco, ho finito di leggere il tuo ultimo libro e ti ho ritrovato con la tua sensisibilità, la tua attenzione alla psiche femminile, la competenza e la capacità di analisi storica, la tua espressione accurata e calligrafica che non trascura mai nessun particolare e complimenti per il tuo inglese! Ti ringrazio e ti mando un caloroso abbraccio, anche per la pagina di storia che hai svelato.

Adriana



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Sabato mi è arrivato il tuo ultimo libro e domenica l’ho divorato durante il pomeriggio-sera.
Bellissimo, avvincente e soprattutto scorrevole nella scrittura.
Come dice un amico, la storia c’è e non si cambia, ma la si può raccontare romanzandola.
Sorprendente la fine … sorprende il lettore.
Grazie Domenico per averci donato un bello scritto.
Buona fortuna per questa tua ultima opera. Spero che ce ne siano ancora tante altre. Ad maiora. 
Un abbraccio Marcello


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La calibratura tra dimensione intima del romanzo da una parte e apertura storica dall’altra è tutta magistralmente incastonata da Del Monaco nell’immaginato dialogo tra titolo e sottotitolo di questa vicenda dai molteplici significati. Si legge, infatti, “Italy, my love”, cui risponde l’enigmatica “Storia di un prigioniero italiano di Sua Maestà e di una grande donna dell’Impero britannico”, che lì per lì sembrano parlarsi assai poco reciprocamente.

E invece, fin dalle prime pagine, il racconto di una storia d’amore datata negli anni bui della seconda guerra mondiale si fa storia corale, e spalanca davanti agli occhi del lettore una pagina “dimenticata”, oscura, di quel passato che ci appartiene e che brucia ancora.
Pochi sanno, infatti, che, durante il conflitto mondiale, i nostri soldati prigionieri del Regno Unito furono trasformati dopo l’armistizio in “lavoratori” e, per questo, considerati “fortunati” rispetto ai tanti altri connazionali in mano ai nemici. Gli inglesi, però, traendo grande beneficio dal lavoro nei campi degli italiani in attesa di essere rimpatriati alla fine del conflitto, fecero in modo di procrastinare la loro partenza fino alla conclusione dell’ennesimo raccolto di barbabietole, tanto che tra gli italiani si diffuse un senso di angosciosa attesa, di doloroso stallo cui i più deboli finirono per soccombere. Altri provarono, invece, a intrecciare rapporti con la popolazione locale, inizialmente assai guardinga, a tratti ostile, poi sempre più incline a comunicare con i prigionieri. In particolare, le giovani donne inglesi non si mostrarono affatto indifferenti al fascino dei nostri connazionali.
Emily e Vincenzo fanno parte di questa schiera di giovani vite costrette dal destino ad incontrarsi, e su questa storia d’amore e guerra si incardina l’intero romanzo. Che non è però solo un romanzo d’amore. O meglio, lo è se dell’amore andiamo a seguire le multiformi vie.
“Italy, my love” è prima di tutto amore per la pace. Oggi, la conservazione della memoria, affidata ai ricordi e alle storie dei testimoni di allora, che ammonisce sui danni concreti della guerra non solo alle cose ma alla vita intima, psicologica di chi l’ha vissuta, rischia con il tramonto di quella generazione di rimanere confinata alle pagine di storia da manuale. Ma, per quanto mi riguarda, ad esempio, poco avrei compreso del dramma “reale” che fece seguito all’armistizio di settembre, se i miei nonni non mi avessero raccontato (e raccontato ancora, e ancora, su mia sollecitazione e curiosità) delle peripezie per rientrare dal fronte, “con due scarpe destre”, l’uno, da eroe di guerra, mutilato per salvare i compagni in ritirata l’altro. La via scelta da Del Monaco per continuare a tenere accesa la lampada della memoria, quella della narrazione, mi sembra perfettamente in linea con quella oralità condivisa, che entrava sottopelle, marchiava di significato, tendeva una corda da impugnare bene per non cadere di nuovo nell’orrido di una tentazione antica quanto l’uomo: la prevaricazione, il dominio, la violenza. La Storia che si fa carne, che rompe l’elenco di date e luoghi per farsi conoscere a tutto tondo come qualcosa che ci appartiene e che non può rimanere confinato in una pagina da studiare (e poi dimenticare).
“Italy, my love” è poi amore per i propri sogni, le proprie aspettative. Anche se l’uomo finisce il suo percorso terreno prima che queste possano concretizzarsi, se davvero ci abbiamo creduto e sperato, la fiaccola della speranza sarà tenuta accesa da coloro con cui abbiamo condiviso il percorso. Perché non si cammina mai da soli. Perché se per paura dell’altro e dei suoi diritti ci rinchiudiamo in noi stessi specchiandoci nell’unica visuale del recinto della mediocrità e del gretto egoismo, allora ci condanneremo a vivere di niente e di bile. Come fanno nel libro i fratelli tristi di Emilia, la quale scoprirà invece un tesoro vero (che non svelo) nel suo percorso di condivisione e apertura, nel suo accettare il ruolo di tedoforo di speranza.
“Italy, my love” è amore per gli altri. Che siano amanti, fratelli, ex mariti, figli, amici, ciò che amore illumina dà sempre buoni frutti. L’amore ha la capacità di costruire insieme ciò che sta fuori e dentro di noi, edifica la società e fa crescere ciò che di più intimo ci appartiene, instaurando un dialogo, appunto, una consonanza di “amorosi sensi” che unisce il nostro io più intimo con la società civile.
Infine, amore per il nostro martoriato Bel Paese. Fotografato negli anni terribili che seguirono alla seconda guerra mondiale, anni di privazioni sia materiali che morali, anni nei quali si rischiava davvero di morire a sé stessi e alla propria dignità, anni subdoli e pericolosi per i cosiddetti anelli deboli della società (donne e bambine rimaste sole, uomini tornati mutilati dal fronte, vecchi rimasti senza aiuto dei figli dispersi chissà dove).
La penna di Del Monaco scorre fluida, a seguire con precisione e sentimento personaggi e storie, a inserirsi in brevi digressioni storiche che fungono da collante, a garantire la sua ricerca con note e rimandi a studi che il lettore potrà consultare una volta giunto all’ultima pagina del romanzo. Un romanzo corale, si diceva all’inizio, sapientemente ordito nel rintocco di capitoli e colpi di scena che si susseguono con la naturalezza degli eventi governati dalla Fortuna (o dal Destino o dalla Provvidenza manzoniana), ricco di pathos e di moniti forti.
La guerra è male, dovremmo ricordarcelo ogni giorno e ricordarlo ai più piccoli.
Mi piace terminare questa breve intro al romanzo con le parole pronunciate da uno dei protagonisti davanti al cimitero militare (prima guerra mondiale) di Pian dei Salisei: “Sono passati quasi cent’anni da quella guerra spaventosa e quel lamento lo ascolto ancora oggi come una preghiera, un’invocazione d’aiuto rivolta agli uomini che invece non hanno imparato”.
Ecco, noi siamo convinti che libri come “Italy, my love” possano davvero contribuire a mantenere viva quella memoria, quella preghiera, quel pianto capace di scavalcare secoli e generazioni. E gliene siamo grati. 

Erika Bresci


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“Italy, my love” di Domenico Del Monaco assomma in un'originale sintesi più generi letterari. Quello del romanzo storico-saggistico, ricostruendo le condizioni dei prigionieri di guerra italiani in Gran Bretagna durante il secondo conflitto mondiale, con le loro implicazioni sociali e i risvolti di politica interna e internazionale. Quello del thriller, perché gli echi di quelle vicende - ormai lontane e "rimosse" dalla coscienza collettiva europea - giungono in realtà fino ai nostri giorni,  dando luogo a un'appassionante ricerca che rivelerà sorprendenti ed emozionanti esiti odierni. E quello del romanzo di formazione, mettendo a confronto una giovane coppia italiana con una di anziani coniugi inglesi che quegli eventi hanno vissuto. Una storia di amicizia e di incontro fra diversi mondi,  il cui filo conduttore è costituito dall'amore per la verità storica e umana che l'autore ha profondamente investigato con puntiglio, partendo dalla diretta conoscenza fortuita della vecchia signora protagonista di questo avvincente "dialogo" fra tempi, persone e popoli.      

dalla recensione di Paolo Vigato



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FARFALLE DI ZARA  (2016)

 

“Si può non nascere zaratino e sentirsi tale nel profondo, si può non essere esule e descrivere l’esodo con efficace realismo, si può non esser stati educati da genitori zaratini e portarsi dentro la formazione e i valori dei nostri veci per generazioni.

Questa la lezione di Domenico del Monaco attraverso le sue Farfalle di Zara. Questo il conforto che tante volte abbiamo inutilmente atteso in passato dai nostri connazionali: è una lacrima asciugata tra le tante che abbiamo versato...

Le farfalle sono le anime di un fratello e di una sorella zaratini travolti bambini dall’esodo, che agognano di levarsi in volo per tornare a Zara”. 

Intervista ad Adriana Ivanov Danieli di Rosanna Turcinovich Giuricin su “La Voce del popolo” del 21 ottobre 2017

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Ho letto il tuo libro e mi è piaciuto tanto!
Sapevo poco delle vicende storiche che narri e più leggevo e più mi appassionavo...
Linguaggio fluido e scorrevole, contenuti interessanti, storia che ti tocca il cuore con colpo di scena inaspettato... Complimenti!

Angelita

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Domenico Del Monaco, medico di professione, storico e scrittore per passione, in questo romanzo scorrevole e coinvolgente racconta l’epopea istriana e dalmata in tutta la sua drammaticità, ripercorrendone le tappe dolorose. Le vicende hanno inizio a Zara, veneziana e marina, con il porto favoloso agli occhi di due bambini, protagonisti del libro. Li vedremo presto emigrare, subito dopo il bombardamento a tappeto di Zara nel ’43 ad opera degli americani, a cui seguì la furia distruttiva e iconoclasta dei titini per cancellare le tracce dell’italianità; venne scalpellato anche il grande leone di san Marco esistente da secoli. Del Monaco ricostruisce l’odissea di una ideale famiglia dalmata, spostatasi da Zara a Pola e, dopo la strage di Vergarolla, imbarcatasi nel piroscafo del dolore – settecento persone nella stiva, pressate come animali – per raggiungere Ancona, dove gli esuli furono ricevuti con insulti umilianti lanciati da persone ideologizzate. Il padre dei ragazzi resterà a Pola, a protezione degli anziani suoceri e insieme ad essi sparirà, infoibato in modo misterioso fuori dell’abitato, nei pressi di un bosco.
Dopo aver attraversato il nord Italia nei treni della vergogna, (a Bologna i profughi non poterono scendere dal treno merci, in cui erano ricoverati su misera paglia, e fu loro negato da bere e da mangiare, lo stesso accadde a Genova) la povera famiglia ricostruirà la sua esistenza in Friuli. Splende la figura della madre, Daniela, con tutto il coraggio che la aureola, la fede, la dignità, l’onestà e la cultura, l’amore per la famiglia. La donna, da serva e pulitrice di stalle, riuscirà nuovamente ad insegnare, come accadeva nella terra natia.
In molte pagine il libro strappa lacrime di commozione. Scritto per tramandare memoria e continuità di valori intramontabili, il romanzo narra la storia di tre generazioni, la parabola dalla caduta alla vittoria morale. I vinti non sono vinti, perché l’impronta ricevuta in famiglia e dalla tradizione resta nel tempo. Si evidenzia pure come la Dalmazia non possa fare a meno, oggi, della civiltà italiana per guardare al domani, tramandando nel futuro la forza ineludibile del passato.
Eppure il dolore subito non passa mai, lo scrittore al riguardo cita lord Byron: “Il ricordo del piacere non è più piacere. Il ricordo del dolore è ancora dolore”.
Le farfalle simboliche sono i due fratelli che, al tramonto della vita e nell’ultimo istante, volano nel sogno fino a Zara, a contemplare cielo e gabbiani, in una visione poetica che immalinconisce ed ammalia.


Graziella Atzori


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Ho finito di leggere il tuo libro.
Devo dire che mi è piaciuto molto, devo farti i complimenti perché è scritto molto bene.
Mi è piaciuto anche il modo in cui hai impostato tutta la narrazione, e ho apprezzato che nonostante i molti e interessanti riferimenti storici, questi non hanno appesantito il racconto. Ottima la descrizione dei personaggi.
Un caro saluto.
Giovanni

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Un romanzo carico di sentimenti, stati d’animo, passioni e nostalgie talvolta malinconiche, talvolta speranzose e poche volte pentite ma sempre attraversato da un comune filo conduttore: il ricordo vivo e presente della propria terra d’origine, della propria casa quale luogo di aggregazione e di unità, del proprio sentire familiare in qualche modo sradicato dagli eventi della Storia. La presentazione del romanzo di Domenico Del Monaco è occasione per ricordare una convivenza forzata, mai pacifica, in terra Giuliana- Dalmata , specie nei primi decenni del 900; una convivenza tra diverse culture, tra diverse etnie, tra differenze socio-economiche che contribuirono a innescare pericolosi meccanismi di complessi d’inferiorità. Parleremo di coscienza nazionale, di irredentismo, di storia..... Ascolteremo le confidenze e i singoli racconti di chi ha custodito gelosamente alcuni spaccati di vita di quell’epoca e che magistralmente con delicatezza sono depositati nero su bianco in questo romanzo.
Maurizio Benato

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Ho finito di leggere Farfalle di Zara: affrontare questo argomento in modo cosí delicato non è cosa facile. Complimenti.
Daniele Maso

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Mi è arrivato sabato il tuo libro. Sono un divoratore, nel senso che li leggo quasi sempre d'un fiato. Il tuo, essendo un po' voluminoso, l'ho letto in tre parti.
Lo reputo molto bello, intenso e ricco di particolari.
Lo voglio regalare ad una cara signora di Fertilia, esule giuliana, so che le farà molto piacere anche se le ricorderà quei brutti momenti che ha passato in gioventù con i genitori.
Ti chiedo, anche a nome degli esuli giuliani e dei propri figli, perché non vieni a presentare il tuo libro proprio a queste persone? Penso che sarebbe una bellissima esperienza sia per te che per loro, oltre che a farti rivedere da un carissimo amico (credo che sarebbe per entrambi un'ottima occasione per rincontrarci).
Pensaci un po’.
Un caro abbraccio
Marcello









  

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La presentazione del libro da parte di Recensionelibri.org


Trama

“Farfalle di Zara” è il secondo romanzo di Domenico Del Monaco che ci riporta al cospetto del grande Libro della Storia italiana.
Tra le pagine dolorose che raramente si ha il piacere di rievocare, ma che si ha il dovere di ricordare, certamente quelle del dramma istriano-dalmata meritano uno spazio speciale.
 In seguito all’annessione delle terre di Zara, Istria e Venezia Giulia alla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, molta della popolazione italiana residente fu costretta ad abbandonare le proprie città d’origine. Con il Trattato di Parigi del 10 febbraio 1947 la cessione allo Stato straniero era ormai ufficializzata.
Il romanzo di Domenico Del Monaco cerca di raccontare i sentimenti di quelle famiglie che, con amarezza, dovettero accettare la propria condizione di esuli, per riprogettare il proprio futuro, lontano da quei luoghi che per generazioni avevano considerato “casa”.
Attraverso gli occhi velati dalla delusione di Marco e Lucia, “Farfalle di Zara” riesce a farci percepire la sofferenza dell’espatrio. Perché Marco e Lucia sono fratelli, ma soprattutto sono due bambini, primi a sentire il dolore dello sradicamento.
La loro testimonianza rimbalza dalle note felici dell’infanzia trascorsa a Zara, subito prima della seconda guerra mondiale, al campionario doloroso delle violenze patite durante il conflitto.
Ormai Lucia è adulta e, dopo la morte di Marco, avvenuta all’età di settantanni, decide di rispolverare quelle sofferenze sepolte tra le pagine ingiallite del diario che da bambina era solita scrivere. Ed ecco prendere vita i fantocci delle angosce passate, delle aspirazioni e dei sogni custoditi, dei progetti di vita sfumati ma anche di quei ricordi felici che come tulipani rossi spuntano a sorpresa nel campo degli orrori della guerra.
Così l’abbandono di Pola e il viaggio infelice alla volta del nuovo punto di partenza: Udine. E ancora una volta la potenza salvifica dell’amore, unico vero antidoto alla terribile sensazione di smarrimento indotta dall’odio. Il profondo legame tra i due fratelli e tra Marco, divenuto padre, e la figlia Marta sarà l’ancora di salvataggio nel mare burrascoso di un’infausta memoria.
Tra lacrime nostalgiche e il grande segreto di Marco, la più bella delle speranze: dopo la morte tornare a volare liberi come le farfalle nel cielo azzurro di Zara.



L’autore

Di Domenico Del Monaco abbiamo parlato in occasione del suo precedente romanzo “Sotto il sole di gennaio” e della sua passione per la lettura, la scrittura e la storia.
Dopo il suo primo romanzo ha assecondato la sua grande passione per la storia: “Farfalle di Zara” nasce proprio dal tentativo di rispolverare una triste pagina italiana troppo spesso dimenticata, restituendo restituendo all’immagine degli esuli la verità di una storia negata
Dalla testimonianza di un amico, esule fiumano, scaturisce la storia appassionante di Marco e Lucia, delle loro vite profondamente intrecciate nel tempo, sopravvissute all’odio di un conflitto impietoso.
Per maggiori informazioni, visitate la pagina facebook dell’autore.



Lo stile

Un romanzo storico richiede pazienza e poliedricità: sulla solida impalcatura di fatti realmente accaduti si staglia, solitamente, il potere creativo di una trama immaginaria (o quasi) che ne enfatizza la portata e arricchisce l’umanità dei personaggi.
Domenico Del Monaco adotta proprio questa tecnica: il racconto rivissuto attraverso gli occhi di Lucia e Marco si lascia cullare da una scrittura composta, disciplinata e mai sopra le righe. Parole semplici ed evocative, lontane da stravaganze retoriche che offuscherebbero il peso di una storia che è la vera protagonista del libro.
Del resto la vicenda è filtrata dallo sguardo curioso di due bambini: è interessante notare quale connotazione assuma ad occhi così ingenui l’eterno conflitto amore/odio, con le inevitabili conseguenze legate alla guerra, alla violenza e al disorientamento dell’espatrio.
In un contesto del genere è difficile lottare per le proprie aspirazioni, proteggerle dalle mine di un razzismo imperante: sulla scia di Umberto Saba, come accennato sul frontespizio, l’accento si pone proprio sul nostalgico rimpianto di quei sogni, uniche armi ammissibili per dirimere le controversie tra i popoli.
Si fa forte l’eco di quel partecipato “I have a dream” pronunciato da Martin Luther King non molti anni dopo: Lucia e Marco, lontani dalla loro terra natia, hanno sfidato ogni barriera geografica e culturale vivendo nel sogno di poter tornare a volare, un giorno, nel blu terso dei loro cieli.
Una testimonianza che si completa con una trama misteriosa che alla dolcezza del diario d’infanzia di Lucia accosta un segreto legato alla paternità di Marco e a sua figlia Marta.
Un romanzo storico che non si ferma all’epoca che racconta, la seconda guerra mondiale, bensì si estende nel tempo con quel sorriso di riscatto che solo chi sa di aver comunque vinto possiede.
 

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SOTTO IL SOLE DI GENNAIO  (2015)

Ho letto il suo romanzo d'amore che mi ha rivelato un suo volto inatteso e mi ha stretto un nodo di commozione nel finale. I miei complimenti.
Adriana 

Di cosa parla "Sotto il sole di gennaio"


Sotto il sole di gennaio dello scrittore emergente Domenico Del Monaco racconta di una storia d’amore vissuta tra Mario, un uomo non più giovane, e Valeria, una donna che ha molti meno anni di lui.

Comincia con un racconto, attraverso le parole di un diario, la storia che ha segnato non solo l’esistenza del protagonista, ma anche le vite di chi gli stava accanto. Vuole lasciare ai figli e alla madre un dono prezioso, più di qualsiasi oggetto, quello contenuto nei ricordi.
Lui aveva tutto ciò che un uomo di sessant’anni può augurarsi: un lavoro che ama e una bella famiglia. Eppure deve ancora compiersi un destino diverso per Mario, qualcosa che lo coinvolgerà come non immaginava più fosse possibile alla sua età.
Incontra per caso Valeria, una ricercatrice archeologa affascinante che riesce a fare breccia nel suo cuore di uomo che ha sempre vissuto ogni cosa con estrema razionalità. I due scoprono di piacersi e di avere tanto in comune.
Lei esce da un matrimonio disastroso ed è alla ricerca di un uomo profondo e maturo, che viva da adulto e non più da ragazzino il suo tempo, mentre Mario ha problemi da affrontare che riguardano la figlia. Insieme capiscono di riuscire a cogliere le bellezze della vita, di lasciarsi alle spalle ogni difficoltà.
Ma Mario è combattuto tra la testa e il cuore, tra la razionalità e il sentimento e si interrogherà continuamente per cercare di fare la cosa giusta, ma non è semplice.
Grazie al libro Sotto il sole di gennaio di Domenico Del Monaco si ha la possibilità di indagare nell’animo umano, di cogliere tutte le sfumature presenti nel cuore di un uomo non più giovane che si lascia sorprendere da un amore che gli cambia la prospettiva della vita.
Ciò che apparentemente gli sembrava consolidato e impossibile da scalfire, viene messo in crisi da un incontro che lui non attendeva, ma che lo pone dinanzi a una scelta importante, difficile da prendere dovendo soppesare il passato e metterlo a confronto con un futuro totalmente differente.
E poi nelle ultime pagine del libro Sotto il sole di gennaio c’è un finale inaspettato che colpisce in pieno.
 
a cura di Recensionelibro.it

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Ho letto il tuo romanzo e trovo che sia una bellissima storia d’amore. In particolare la scelta di raccontare spesso alla seconda persona (ti rivolgi a Valeria) è originale e difficile; dà comunque alla narrazione un tocco lirico, perché in poesia è una scelta molto più usuale. Mi sono piaciuti gli sfondi: Venezia, Padova e Mestre, città che che fanno da comprimarie.  Mario è un bel personaggio, ben costruito e in divenire. Anche Anna offre una svolta inaspettata, anche se si sente in fondo l’ansia di metterla velocemente in una luce negativa, quasi a giustificare il disamoramento e il tradimento di Mario. Sottile la problematica del rapporto tra padre e figlia: i limiti tra il dire e il non dire, il diritto di criticare e intervenire nella vita dei figli adulti, la rigidità manichea e la presunzione della gioventù, l’incapacità di mediare della maturità. Valeria è una splendida donna, ma forse un po’ troppo idealizzata: è così perfetta che appare come la proiezione di un sogno, della donna che ogni uomo vorrebbe incontrare. Ma a volte il lettore ha bisogno di sognare e allora va bene così. Complimenti comunque: ho letto il libro con molto piacere, la storia scorre e ti spinge ad andare avanti, non ci sono momenti di noia.
Luisa P.

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Complimenti bellissimo libro letto tutto d'un fiato.
 Marcello M.

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Il suo libro è scritto in modo piacevole, non sono amante di quel genere, ma è un bel libro.
Antonio
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Il tuo libro è un testo che ho trovato davvero interessante
Aurora

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Recensione del romanzo: “SOTTO IL SOLE DI GENNAIO”

“Sotto il sole di gennaio” di Domenico Del Monaco (edito da Youcanprint) è un libro singolare e
pure sorprendente per molti versi. Non tanto perché il dottor Del Monaco, noto medico padovano
- nato a Campobasso, poi riminese di adozione, quindi padovano per studi e infine per attività
professionale - sia giunto alla pubblicazione del suo romanzo ben oltre i sessant'anni di età, dopo
appunto una vita dedicata alla libera professione in campo sanitario, oltre che alla famiglia.
Questa sua prima prova d'invenzione narrativa, preceduta solo da un'appartata produzione
poetica ancora inedita, colpisce per la bella maturità della riuscita. Maturità nell'articolazione
strutturale dell'opera, composita e però di trasparente lettura, convincente nella sua originalità
che prescinde da echi di riferimenti illustri. Maturità stilistica, sostanziata da una prosa
letterariamente solida quanto sciorinata con pacata ma disinvolta scioltezza. Maturità nel disegno
dei personaggi, che in realtà sono persone, non autobiograficamente attinte e trasposte
dall'esperienza in modo meccanico, ma autentiche nella loro creativa verità esistenziale. Maturità
nel tratteggio dei luoghi, alcuni celebri e altri particolari, peraltro appena suggestivamente
accennati, e degli ambienti, anche nella descrizione di àmbiti lavorativi apparentemente lontani da
quello dell'autore. E maturità, soprattutto, nella resa dei conti che lo scrittore ingaggia con sé
stesso per fare il punto sui propri eventi e i relativi sentimenti in essi incorporati. Lo fa dipanando
lo sviluppo di intrecci, privati e pubblici, che vengono a comporre una trama di relazioni intime e
sociali complesse: talvolta entusiasmanti e talaltra dolorose, contraddittorie ma sempre esposte
con una vibrante linearità emotiva che ce le rende affettuosamente intelligibili e vicine.
Il protagonista Mario - uomo "qualunque" sin dal nome, serio e ragionatore fino a una certa
rigidità, architetto di buona professionalità ma non famoso, giunto a varcare la sessantina -
racconta in prima persona tre anni della propria vita attraverso le pagine del diario scritto per
Valeria, una restauratrice conosciuta sul lavoro, di una ventina d'anni più giovane, donna
caratterialmente più limpida e spontanea, ma non immune da problemi che la vita le ha proposto.
E' il grande amore, che non scoppia come un fulmine ma segnerà decisivamente la sua esistenza,
sino al finale colpo di teatro che non mancherà di emozionare qualsiasi lettore. E' a Valeria, a sua
volta madre di un bambino, Filippo, avuto da un uomo il quale l'ha lasciata alla sua nascita, che
Mario racconta le proprie vicissitudini e specie i difficili rapporti famigliari con la moglie Anna e la
loro figlia Elena. La storia si svolge prevalentemente fra Padova, Venezia, Mestre e Milano,
intersecando le vicende e le amicizie dei due amanti. Fra i quali la relazione è piena,
comprendendo il sesso e i sentimenti, la razionalità e l'emotività, le ansie e i progetti. E gli
accadimenti che si susseguono passano nella coppia attraverso la loro verbalizzazione, senza la
quale i "fatti" scivolerebbero anonimi e forse privi di consapevolezza. I lunghi dialoghi rimangono
impressi nella mente e quasi nelle orecchie del lettore, suscitandogli dibattito interiore con le loro
movenze semplici ma ricche di contenuti, espressi con credibili parole controllate ma
profondamente significative, discorsivamente piane ma intriganti. Riuscendo con sensibile
delicatezza a coinvolgerci su temi importanti come la crisi della famiglia e il confronto-scontro
delle generazioni, le difficoltà del comunicare, l'arcano dell'attrazione e della bellezza di cose e
persone, la misteriosa continuità della natura e della storia umana, la dialettica tra caso e volontà,
l'enigmatico trascorrere del tempo fra alienazione e coscienza, la problematica interrogazione
sulla morte e sulle ragioni dell'eutanasia...
Il "messaggio" complessivo che esce, sommesso quanto forte, dal libro - non perché sia
esplicitamente teorizzato, ma per come viene dispiegato nella narrazione e nella riflessione -
consiste, nonostante tutto, in una positiva affermazione di fiducia nel futuro. Valore assai
problematico al giorno d'oggi, contro corrente nel dilagare di delusioni e pessimismi. Domenico
Del Monaco ci invita, con coraggio e perizia, a credere che a tutti noi è possibile trovare nuove
sintesi, sempre precarie, che compongano il confliggere degli affanni e dei fallimenti. E rinnovarci
è non solo possibile ma concretamente praticabile, con la disponibilità a mettersi in discussione
verso gli altri e, insieme, verso noi stessi. La ricostituzione della famiglia su basi più solide e la
"scommessa" del mettere al mondo figli rappresentano una potente spinta alla rifondazione del
vivere, individuale e sociale. Però, assieme all'impegno responsabile, ci vuole anche un po' di
fortuna nel trovare lungo la strada i compagni "giusti". Perché, come dice Dostoevskij in “Delitto e
castigo”, citato in frontespizio, "capitano a volte incontri con persone a noi assolutamente
estranee per le quali proviamo interesse fin dal primo sguardo, all'improvviso, in maniera
inaspettata, prima che una sola parola venga pronunciata".

Paolo Vigato
giornalista  - il Mattino di Padova

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Recensione:
Garbata, delicata e travagliata storia narrata da un gentiluomo maturo alle prese con un uragano d'amore che travolge la sua esistenza non idilliaca, ma solidamente costituita, in quella fase della vita in cui le luci del tramonto pare non possano far altro che ammantare una realtà immutabile. In una Venezia invernale, in una sera di pioggia, tutto cambia improvvisamente. La passione, l'evasione di un attimo, si rivela essere un sentimento profondo, coinvolgente, corrisposto. L'amore, quando è autentico e profondo, spinge a travalicare ogni limite, comprese le barriere imposte dalla razionalità e dalla lontananza. Il tempo e gli eventi giocano a favore di un'unione improbabile, impensabile ed imprevedibile, ragion per cui l'impossibile diventa possibile ed il sogno di una notte si trasforma nella realtà di una nuova vita.
Un racconto che ha per protagonista assoluto il romanticismo, esaltato dalla impareggiabile bellezza della città lagunare nella fredda luce dell'inverno. La narrazione è deliziosa, a tratti un po' rallentata da un'ampia dovizia di particolari attraverso i quali l'autore vuole evidenziare ogni minimo dettaglio di una storia sentimentale unica ed esclusiva, ma anche di forti dubbi esistenziali e di una profonda lacerazione interiore. Accettare e far accettare ad una famiglia pre-costituita un cambiamento di rotta così importante in età non più giovanile, è fonte di una profonda ambascia, di forti dubbi e di non pochi tormenti. Ma alla fine vincerà lui, l'Amore con la A maiuscola. E la luce del tramonto irradierà l'inizio di un nuovo percorso, caratterizzato da una trasformazione radicale.
Lo stile con il quale l'autore ha composto la propria opera è gradevole, classico e composto, con qualche affondo in un lessico familiare; si potrebbe dire che l'esposizione è molto prossima ad una interminabile lettera d'amore dedicata alla persona che occupa un posto speciale nel cuore del mittente, dove il contenuto manifesta una forte componente emotiva legata alla reminiscenza.
Per le vicende trattate e per la sobrietà con la quale è stato scritto, questo libro è indicato a tutti, pur tuttavia mi sentirei di raccomandarlo in modo particolare ai lettori ed alle lettrici che gradiscono lasciarsi avvolgere passo dopo passo, con ritmo misurato e senza alcuna fretta dalle morbide spire del sentimento.
(Angelarosa Weiler)

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Ho finito tuo libro, il finale è proprio a sorpresa ed è molto realistico che la vita da e poi toglie... Se me lo lasciavi ... ero più contenta, tuttavia sarebbe stato scontato, avrei accantonato la storia in un cassetto dei ricordi. In questo modo, sarà per la malinconia della vicenda, mi torna spesso in mente e credo decreti il successo di un libro! È da te che questo non ha rispettato .... Per la cronaca io non ho mai messo cappellino e nemmeno canottiera ai bambini. Forse per fare la bastian contraria!!!! Ma non hanno mai preso niente... 
Elena B.

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Sì, Mimmo l'ho letto e mi è piaciuto molto. Complimenti !!! Ti prego quando capiti a rimini fatti sentire. Un abbraccio, a presto. 
Angela

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Caro Mimmo volevo dirti che il tuo libro mi è piaciuto. Bravo ! Ora aspetto il prossimo! Ciao a presto. 
Ferruccio B.

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Mi sono permesso di farti pubblicità sul tuo bellissimo racconto...sul giornale AIO.
Daniele M. 

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Ciao Mimmo, libro bellissimo, ma voglio una piccola dedica. Ti seguo in FB e ti faccio i complimenti e auguri per i tuoi successi. Ciao.
Pietro S.

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Presentazione di Mario Repetto
Non può che farmi molto piacere sapere oggi che un amico, appagato della sua professione, scelga di aggiungere a questa un lavoro altrettanto impegnativo come quello di scrivere un romanzo. 
Del Monaco si propone al mondo della narrazione con questa sua opera in cui una delicata storia d'amore è l’occasione per indagare quel conflitto fisiologico tra ragione e sentimento, in cui la spontaneità dei sentimenti fatica a prevalere su una consuetudine spesso troppo razionalistica che l’Autore descrive come “la nostra bussola morale”. All’interno di questa storia articolata e piacevole se ne sviluppa anche un’altra più triste e severa. E’ la crisi della famiglia tradizionale, con la mancanza di valori condivisi, un rapporto tra coniugi non più capaci di comunicare, un conflitto tra genitori e figli cui l’Autore dedica ampio spazio, descrivendo le amarezze che Mario, il protagonista maschile vive a seguito del contrasto con la figlia: esempio delle incomprensioni tra genitori e figli, sempre più all'ordine del giorno nella vita di oggi.  
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Da veneziano non posso che compiacermi per il fatto che una Venezia invernale con i suoi colori e i suoi caratteri unici sia stata scelta come scenario principale del romanzo “Sotto il sole di gennaio”.
Venezia è città dell’Occidente ma per certi versi è Orientale e quindi la sua conformazione è singolare e irripetibile. Lo stesso Le Corbusier nel 1963 ha detto che “a Venezia non si può costruire, bisogna costruire, senza costruire”. Interpretando queste indicazioni si deve continuare a ripetere che di Venezia non bisogna toccar nulla. Ecco allora spiegato che il suo fascino di un tempo, perdurando a recepire questi consigli, si propone intatto ai milioni di visitatori, pur continuando a fare ordinaria manutenzione per frenare il cadenzato logorio del tempo. E Valeria, la protagonista femminile del racconto, riflettendo con Mario proprio su questo tema, fa intendere di aver fatto sue le acute osservazioni di Le Corbusier.
In conclusione, siamo davanti ad una limpida e moderna storia, godibile e scorrevole, che, per dirla con Giovanni Arpino, “non è altro che lo specchio del nostro vivere” .

Mario Repetto
giornalista, già direttore regionale dell’Ansa

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